Fame vera o nervosa? Un percorso pratico per riconoscerla e trasformarla
Ti accorgi sempre se il tuo desiderio di cibo e la stimolazione del tuo appetito sono generati da fame vera o nervosa? Il cibo ha una funzione essenziale per il nostro benessere fisico e mangiare è un atto naturale, legato alla nostra sopravvivenza. Spesso, però, gli attribuiamo un ruolo eccessivo anche per il nostro benessere emotivo. Lo associamo, cioè, a momenti di compensazione emotiva, ad abitudini e rituali personali e sociali, che a volte sfociano in fame nervosa. Un rapporto più consapevole con il cibo ci fa capire la differenza tra fame e gola e ci avvicina al piacere dell’equilibrio.
Dimmi come mangi
Comprendere come e quando mangiamo ci darà le giuste indicazioni per comprendere le modalità da trasformare o da mantenere per dimagrire seguendo la vera fame del tuo corpo e non le voglie collegate a bisogni emotivi o di altro tipo.
Alcune ricerche hanno individuato anche delle relazioni tra consistenza del cibo e emozioni. Secondo tali studi la consistenza croccante di snack e patatine sostiene le emozioni di stress e rabbia, quella morbida e cremosa le sensazioni di ansia, disagio, vergogna.
Ognuno di noi ha un rapporto con il cibo molto personale che è bene imparare a gestire nella maniera per noi più sana.
Parte da qui un percorso che ti aiuterà a porti le giuste domande, a esplorare convinzioni e pregiudizi per raggiungere una maggiore consapevolezza e rimuovere gli ostacoli al raggiungimento del tuo benessere.
Un viaggio che per ogni sezione ti accompagnerà dalle convinzioni che a volte si trasformano in gabbie alla consapevolezza di quanto sia semplice il cambiamento.
In ogni mini percorso ti aiuteremo a identificare un obiettivo di orientamento e saranno consigliati alcuni esercizi:
A volte diamo al corpo una responsabilità che in realtà è legata alla mente e alle emozioni. Possiamo accorgerci in molti modi che siamo di fronte a una fame emotiva e nervosa: se ci sorprende in maniera improvvisa, se pensiamo insistentemente a uno specifico alimento e questo desiderio ci crea inquietudine, se desideriamo sgranocchiare qualcosa, se sentiamo il bisogno di qualcosa di morbido, se mangiamo distrattamente e in maniera automatica. Solo tu puoi accorgerti di quale relazione hai attivato tra il cibo, la tua mente e il tuo corpo e se ne sei soddisfatto.
La parola alla coach
Mangiare è un'azione necessaria alla nostra sopravvivenza, ma spesso si mangia anche quando non si ha veramente fame.
Ti ci ritrovi? Si parla di fame nervosa, fame per abitudine, per noia, per stanchezza, per solitudine o tristezza... e non di vera fame.
Se la tua fame spesso è di tipo emotivo, il tuo corpo non si sentirà mai soddisfatto dal cibo e dunque quel segnale di sazietà tarderà ad arrivare: per forza! stai cercando di colmare un’emozione, non il tuo stomaco.
Ma da ora in avanti, quando hai voglia di mangiare puoi fare una semplice verifica chiedendoti: “ho davvero fame o desidero solo colmare qualche vuoto emotivo o cambiare il mio stato d’animo?"
Per allenarti a riconoscere la vera fame e di conseguenza lo stimolo della sazietà puoi fare questa prova: appena inizi a mangiare, senti quanto ti piace da 0 a 10. A ogni boccone successivo la valutazione dovrebbe scendere. Quando arrivi a 6 o 4 tale valutazione è il segnale che la tua fame è soddisfatta e che puoi smettere di mangiare.
Come tutte le azioni, anche mangiare è un’abitudine e l’allenamento consiste nel ritrovare la corretta abitudine fame – sazietà.
Inoltre può essere utile sapere che le abitudini non sono altro che comportamenti ripetuti nel tempo. Dunque, per modificare le proprie abitudini è necessario ripetere costantemente i nuovi comportamenti per almeno 21 giorni. E’ questo infatti il tempo che serve alle nostre sinapsi per formarsi. All’inizio dunque dovrai pensarci con attenzione e presenza altrimenti la vecchia abitudine ormai collaudata partirà in automatico.
Per completare il tuo allenamento, un’ulteriore azione consiste nel sostituire sempre la vecchia azione con una nuova azione (es. mangio perché mi sento sola o triste – vecchia abitudine – ; quando mi sento sola o triste ascolto la musica, leggo quel libro, vado a fare una passeggiata, telefono a quella mia amica , ecc. – nuova azione). Trova dunque sempre una nuova modalità di azione da ripetere nel tempo.
E ora ti chiedo: con che velocità mangi? se divori ….una nuova azione per ascoltare la fame può essere quella di mangiare con grande calma assaporando completamente ciò che mangi.
Il cibo ha una connotazione conviviale che spesso lo collega all’amicizia e alle relazioni. Viviamo una cena, un dolce, un aperitivo come momento di condivisione, ma il fatto di dare un ruolo troppo importante alla tavola all’interno delle relazioni a volte crea l’effetto contrario, più simile a una barriera che a una porta: un’attenzione sproporzionata al cibo ci distrae dalla conversazione e dall’ascolto dell’altro.
La parola alla coach
Abbiamo appena visto che il cibo nutre il nostro corpo, non la nostra mente. Accade invece che ci si riempia di cibo quando non si sa come gestire determinate situazioni o relazioni.
Se questa è una strategia nella quale ti ritrovi, allena la tua capacità di affrontare con fiducia le situazioni e le relazioni.
Sfruttiamo uno strumento per molti nuovo: la TEORIA DEI LIVELLI. Prova a comprendere se e in quale livello tra quelli che sto per presentarti si attua il tuo blocco/ sblocco:
- LIVELLO CORPO: livello dell’esistenza e del riconoscimento/affermazione di sé nel mondo.
- LIVELLO IO E IL MONDO (comunità, sistema. A questo livello ho spesso malesseri al basso ventre): ho difficoltà a relazionarmi con gli altri, il mondo mi ostacola o mi facilita?
- LIVELLO OBIETTIVI (a questo livello ho spesso mal di stomaco, gastriti, ecc.): sono focalizzato a raggiungere obiettivi.
- LIVELLO CUORE: apertura. Integrazione e ascolto.
- LIVELLO DELL'INTUIZIONE E DEL TRASPERSONALE (quando sono in connessione con l’universo).
Per quale motivo vuoi dimagrire:
Uno degli impegni più difficili nei processi di cambiamento è scegliere la direzione verso la quale muoversi. Per incanalare tutte le energie bisogna trovare la giusta motivazione e occorre capire cosa davvero vogliamo raggiungere. Per ricordarti come formulare un obiettivo vai qui. In questo percorso ti stai focalizzando sulla relazione tra te e il cibo, ora bisogna definire meglio l’obiettivo: questo spetta solo a te, ma possono esserti utili alcune riflessioni.
La parola alla coach
Pensando a un tuo obiettivo nel medio termine, cosa ti viene in mente?
A volte è difficile orientarsi verso una meta. Ti indico diversi sentieri: quale degli obiettivi che seguono potrebbe essere per te significativo? Potrebbero essere la premessa per raggiungere altri obiettivi?
Autonomia
Sviluppare una maggiore autonomia significa sapere che in molte circostanze è necessario rinunciare a soddisfazioni immediate in vista di gratificazioni più lontane, tanto personali quanto di comunità. Sembrano grandi temi che in realtà partono dalle piccole scelte quotidiane: ad esempio quella di passare senza fermarti davanti alla vetrina della pasticceria o saper dire 'no' a chi ti offre un altro bicchiere di vino; e dire invece 'si' a te, nutrendo la relazione con te stesso e con gli altri in termini di presenza, attenzione e ascolto.
Responsabilità
Essere responsabili vuol dire essere in grado di rispondere davanti a sé e agli altri della propria condotta e delle sue conseguenze. Ogni boccone ha delle calorie e dei nutrienti; tenerne conto in maniera costante per calcolare il rapporto tra accumulo e dispendio di energie è ad esempio un buona presa di responsabilità. Trovare alibi per non andare in palestra o per non consumare energie con altre attività sportive denota una minore abilità nel dare risposte (responsabilità). La responsabilità si traduce sempre in azione!
A questo punto del percorso, ti proponiamo qualche semplice esercizio per allenare la tua consapevolezza. Possono sembrare attività troppo semplici, ma hanno un forte impatto a livello profondo. Ricorda che leggere è molto diverso dal fare una cosa: è un po’ come quando si studia e ci si rende conto che le parole che pensiamo di avere in testa sono difficili da organizzare con un discorso durante l’interrogazione. Trasformare i pensieri in azioni fa quindi la differenza.
Mettiti in un posto tranquillo, chiudi gli occhi ed esegui questo esercizio:
- pensa a un cibo che davvero ti disgusta (es. mangiare un piatto di …. o con qualcosa dentro, tipo capelli);
- pensa di avere un piatto colmo del cibo che ti disgusta. Ora immagina di annusarlo e mangiarlo e premi pollice e indice tra loro;
- pensa ora al cibo che vuoi smettere di mangiare e vedi il tuo piatto colmo di quel cibo;
- rendi ora quell’immagine sempre più grande e più vicina a te e poi falla passare attraverso te e lasciala uscire dall’altra parte;
- premi pollice e indice, tenendo bene a mente il sapore del cibo che ti disgusta e nello stesso tempo immaginando di mangiare un po’ di quello che ti piace. Ora pensa di mischiare il cibo che ti piace con quello che ti disgusta;
- immagina di mangiare i due cibi insieme, continuando a sentire entrambi i sapori mischiati in bocca;
- pensa ora al cibo che ti piace e ti accorgerai della differenza che c’è dentro di te;
Puoi ripetere l’esercizio quando vuoi fino a eliminare completamente il tuo desiderio di un certo cibo.
Diario di bordo
Segna su un quaderno tutto quello che mangi nella giornata e le emozioni che senti collegate a quel cibo e in quale parte del corpo senti quella specifica emozione .
Al termine di ogni settimana rileggi: ci saranno delle belle sorprese!
Corpo, mente, cuore…
Tendendo conto della Teoria dei livelli (corpo, mente, cuore e spirito) che abbiamo già affrontato - e in base alla tua scelta - trova motivazioni al dimagrimento sui livelli mancanti. E mettile per iscritto.